A proposito di slogan:
“L’importante non è
vincere, ma partecipare”, quante volte ci siamo sentiti dire questa frase come
un incoraggiamento? E ci siamo mai chiesti se lo è davvero e qual è il suo
reale significato? Dunque, è il caso di notare che il contesto in cui deve
essere analizzata è sicuramente quello di una gara o, più in generale, una
competizione. Ci troviamo di fronte a una situazione, quindi, nella quale sono
coinvolte solo alcune componenti, messe l’una contro l’altra, tralasciando
tutte le altre che rimangono escluse o neutrali, non partecipando
(considerando, magari, che non si schierano dall’una o dall’altra parte per
ignavia, o, più semplicemente forse non ritengono di avere tutte le capacità
necessarie). A questo punto, il discorso si incentra proprio sul concetto di
gara che può essere intesa come un confronto agonistico nel quale appaiono
trasposte le primordiali lotte in cui, inevitabilmente, d’istinto, vi è la
volontà di superare l’altro a costo di affossarlo o denigrarlo. Se lo sfidare
gli altri può essere considerato un atteggiamento prettamente individualistica
prodotto a danno dell’altro pure, allora che a presentarsi sia una maggiore
maturità, si potrebbe pervenire a non paragonarsi obbligatoriamente all’altro, portare
avanti una gara rivolge completamente verso se stessi per superare quanto fino
ad allora constatato. Considerando una tale prospettiva si potrebbe approdare
al superamento stesso di quella dualità o, più propriamente, opposizione tra
vincitori e vinti. Si perverrebbe così ad una più alta mentalità, allontanandosi
dal convenzionalismo sviluppato dalle masse e potenziatosi in assenza di una
riflessione critica. Una siffatta configurazione sembra riguardare anche il
pensiero nietzschiano e, in particolare, quello relativo al Superuomo. Non
diverso il discorso relativo ad una aristocraticità così come riscontrata in
Eraclito ma anche nella ripartizione platonica della società. Il fatto che
qualcuno voglia o debba superarsi non implica l’abbassamento dell’altro benché
tanto si trovi ad emergere non appena un accostamento risulti prodotto. Dopo il
confronto lo stesso Nietzsche invita i vecchi uomini a superarsi per
intraprendere quel cammino non tracciato in alcun modo. Ciascuno, dunque, può
tendere a superare se stesso al di là del raffronto ovvero della gara pure con
gli altri posta in essere e però portata avanti solo rispetto a se stesso. Il
‘’genio’’ può rappresentare dunque quell’innalzarsi rispetto alla precedente
posizione. Al di là dei risultati raggiunti rispetto ad altri, determinati da
indoli, capacità, allenamenti da considerare sono quelli rispetto alla
situazione di provenienza. Lo stesso ‘valicare una montagna’ può significare
sia raggiungere una meta lasciandosi dietro gli altri e prendere per sé quanto
eventualmente in quel luogo presente o da una tale posizione dominare che salire
in alto per mettersi al servizio degli altri, avendo sfidato e superato se
stessi. A questo punto potremmo concludere con il dire che una importanza del
partecipare ad una gara e non vincerla risulta molto diverso da quella
significazione semplicemente acquisita così che a derivarne sia in uno un
dispiegarsi in un tale agonismo e un sottrarsi alle conseguenze rappresentate,
in primo luogo da un volere vincere e, quindi, da una negatività costituita
dall’opposto, da un perdere rappresentato.