Il principio, proprio in quanto tale,
non ammette dimostrazione ovvero supporto alcuno risultando esso stesso la
condizione di quanto ritenuto derivare. Allora che a essere assunte sonno le
omeomerie dal greco omos (stesso) e meros (parte) sono esse a rappresentare
intera la realtà come parti che non possono per quanto ripartite essere
distrutte. Ove tanto accadesse a scomparire sarebbe la stessa realtà da esse
costituita. Stesso discorso per gli atomi di Democrito con i quali si è
pervenuti ad una astrazione maggiore risultando questi definiti in negativo:
non ulteriormente divisibili. Dalla composizione di questi in un caso e di
quelle in un altro sono reputate discendere le cose che, appunto, si formano. Ove
gli elementi costitutivi di esso intero mondo fossero finiti ammetterebbero
altro da sé. A una tale considerazione era pervenuto Aristotele il quale “indagando
dapprima l’opinione di Anassagora”, ci indica anche il motivo per cui costui “sia
giunto a una tale supposizione.” Se a scomparire fossero essi elementi,
omeomerie o atomi, a restare non sarebbe alcunché con il qual formarsi i
composti, fatto questo che aveva fatto emergere Zenone con le sue famose
confutazioni scambiate per lungo tempo per dimostrazioni. Lo stesso discorso
vale per il principio di Pitagora dai numeri rappresentato. Questi devono
potere esprimere quella realtà ancorché ridottissima per la quale configurarsi
i restanti elementi tutti. Quanto deriva dipende, dunque, da quanto assunto e
ritenuto dispiegarsi in modalità magari anche per l’intervento di elementi
aggiuntivi che risultano però più difficili da essere compresi, ciascuna volta,
in un principio.
A siffatte concezioni ciascuno di tali
filosofi giunge ritenendo che niente si produca dal niente, discorso questo
emblematicamente portato avanti da Parmenide relativamente all’essere. Un tale
principio arriva a essere mantenuto dai filosofi che si susseguono i quali, per
rendere spiegazione del movimento e delle composizioni lo considerano
costituito da più elementi.
Una lezione del prof. Addona
riportata da Francesco D’Andrea I C.
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