Se non avessimo rotto o quantomeno
aggirato i nostri riferimenti, recuperandone altri da altri punti di vista,
cosa sarebbe successo? Avremmo coinvolto altre cose in funzione dei nostri
pensieri, capacità o limiti? Per esempio, per gli esseri, soprattutto, umani vi
è differenza tra un su e un giù diversamente da quanto è visto interessare un
aereo, al quale possiamo ritenere risulta indifferente una sua posizione
rispetto all’aria che fende. Da una tale considerazione emerge la possibilità
da parte di esso pensiero di muovere da riferimenti diversi ricavandone magari
ulteriori e diverse inferenze. Ove non procedessimo su una tale strada
arriveremmo ad attribuire ad un qualcosa quanto invece valido per colui che lo
ha pensato e in quei termini. Mi viene in mente, al riguardo, una osservazione
che produssi da ragazzo a proposito della distruzione di un eco sistema. Il
fatto che un sistema faccia posto ad un altro non significa che scompaia in
quanto tale ma che a venire meno possano essere elementi che arrivano ad
interessare l’uomo e la sua vita. Pensando facendo leva su un ecosistema in
generale riusciamo a configurarci anche la fine di esso esistente pensante e
però a continuare appare possibile ritenere gli altri esistenti che pervangano
ad occupare gli spazi lasciati liberi producendo per le relazioni che vengono a
stabilirsi. Ricordo ancora il corso di psicologia all’università allora che ad
essere affrontato era il quoziente intellettivo, l’oramai famoso I Q. Un cane,
arrivava a essere reputato più intelligente di una gallina per il fatto che
questa riusciva a spostarsi solo di circa un metro da un cibo posto al di là
della rete mentre l’altro animale dopo avere tentato di recuperare con le zampe
esso cibo o spingendo la rete con il muso si allontanava fino a percorrere esso
limite dalla rete rappresentato, aggirando questa appunto e prendere il cibo. A
essere considerato era tuttavia anche il fatto che un cane era più abituato a
percorrere spazi maggiormente ampi, fatto questo che avrebbe dovuto essere
sottratto a quella che pure era ritenuta una intelligenza così come misurata.
Pensare, tra l’altro, significa non restare ancorati a riferimenti ma muovere
da quanto possa risultare per altri e in altre relazioni senza perdere le
possibilità di procedere su quanto comunque arriva a fare da base ad un sistema
conoscitivo che però non si isola interamente da un non noto al quale una
attenzione, finché possibile va ancora rivolta, risultando l’ambito posto in
essere non scisso dall’altro ancorché non identificato. A relazionarsi con un
non noto è essa conoscenza scientifica in siffatti termini configurata.
Una lezione del prof. Addona
riportata da Lina Donisi e Francesco Boscaino, I C.