Kierkegaard si occupa anzitutto del
lato estetico, basato sui sensi, dal quale deriva la seduzione e per la quale
prende a modello il famoso don Giovanni che tuttavia fatica a considerare come
un vero e proprio seduttore perché questi non rientra in nessuna determinazione
etica, in nessuna categoria morale ma ne resta fuori, non ponendosi un tale
problema. Una morale e quanto a questa corrispettivo compaiono solo quando da
parte dell’individuo vi è una scelta meditata. Questo filosofo ritiene,
infatti, che per essere un seduttore occorra una responsabilità e una
consapevolezza costanti poiché in mancanza di questi elementi e quindi in assenza
di una legge non può esserci reato alcuno né emergere un giudizio di condanna a
meno che non vogliamo intendere quale una colpa non avere adottato quella
scelta. Soltanto colui che sa di porre in essere quei termini per ottenere un
obiettivo può essere considerato colpevole dato che lo ha studiato, lo ha
calcolato, lo ha, appunto, premeditato. La seduzione sensuale si presenta, nel
caso di quello, legittima, perché accade senza che ad intervenire sia una
riflessione. Quella, tuttavia, non appare potere essere tollerata perché
annienta, in uno, sia la personalità di chi è sedotto e sia quella del
seduttore. A don Giovanni questa coscienza manca, perciò non può essere
considerato un seduttore. Egli non è un ingannatore che calcola l’effetto dei
suoi intrighi ma desidera e questo desiderio ha un effetto seduttore; è per
questo che egli seduce. Gode il soddisfacimento del desiderio ma non appena
l’ha goduto, cerca un altro oggetto, e così all’infinito: da ciò scaturisce un
limite che va a determinare una crisi d’identità nell’individuo similmente a
colui che non applica la ragione ma punta soltanto alle particolarità. Costui,
praticamente, non arriva a percepire un proprio essere; non sa chi è, per dirla
in termini diversi. Per essere un vero
seduttore gli manca il tempo: non ha una continuità, né arriva a dispiegare un
proprio essere. Si realizza, infatti, in una immediatezza di eventi. Un tempo,
arriva, ammesso che sia posto in essere in una certa continuità, a essere
frantumato. In altre parole, non si realizza come sé perché non mette in rapporto
ciò che fa ad un riferimento. A venire meno è propriamente il soggetto delle
predicazioni. A lui manca una identità e una personalità al di là di quella che
perviene a essere recepita da una sommatoria di realizzazioni delle quali si
sente investito. Egli, dunque, vive la seduzione come un presente che recepisce
portato da una sensualità che puntualmente trasmette e grazie a ciò ottiene
l’effetto e però, come già emerso, senza calcolarlo.
Non è poi così difficile filosofare, riuscendo ad ottenere anche risultati inaspettati, ti sembra?
giovedì 15 novembre 2018
Il seduttore
Lezione del prof. Addona riportata da
Giusy Perugini, III C.
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