Riportarlo oggi alla memoria significa recepirne in pieno la
drammaticità e ripercorrere le dolorosissime vicende che subirono i deportati. Andare
con la mente a quei tempi da non dimenticare significa rendere un minimo di
giustizia rivivendo quelle scene orrende che colpirono donne, uomini e bambini
nei lager.
A dispiegarsi non è una sola indignazione morale, la quale
potrebbe rispondere a sistemi di valori in atto, perché a essere richiamato è
l'intero discorso su un'umanità incentrato. A questo punto non possono non
intervenire quelle riflessioni che sono spinte a al massimo livello da
quell'indagine che si dice filosofica. Non si può, dunque, non risalire a
quelle generalizzazioni dalle quali si può sperare di far emergere oltre che di
evidenziare i motivi portatori dei fatti. Solo una considerazione superiore può
far sperare quindi di poter far emergere quelle condizioni perché talune tragedie
possano essere tenute lontane.
Una validità non può che derivare da un sistema che, in
questo caso, non può essere rappresentato che da quello umano.
Che significa, quindi, essere umano?
Considerare l'altro uomo come un altro sé.
Ci possiamo chiedere: è questa una condizione innata che
interessa ciascun individuo della specie uomo o bisogna lavorare affinché si
stabilizzi quella sensibilità che può essere accresciuta o sostenuta dagli
studi umanistici o storici?
Possiamo ritenere rientrare in una umanità un siffatto
genocidio?
Se una scuola non può non fornire quegli elementi ad una
riflessione per la quale a dispiegarsi siano atti di tal fatta significa che si
volge a ché l'individualismo non risulti imperante. Da tenere conto che dai
piccoli gesti si passa poi agli altri. Bisogna, dunque, considerare l'altro
nella quotidianità per evitare che arrivi a configurarsi quale quell’estraneo
per il quale non si avverta alcunché, anzi si possa usare come oggetto quando
non addirittura termine sul quale le proprie individualità. Una scuola che
tolleri una solidarietà di gruppo per poi questo volgersi contro chi non ne fa
parte appare avallare solo un individualismo allargato e potenziato dal concorso
di più persone che pervengono anche ad autolegittimarsi sui motivi più vari.
Una scuola può intervenire additando quelle riflessioni dalle
quali alquante contraddizioni possano subito essere allontanate. Un accettare
dall’esterno molti giovani anche se sembra a volta di pervenire ad un sistema
amicale da far ritenere in combutta con costoro non può che risolversi come
l’inizio dell’annullamento di ogni umanità costruttiva perché su una critica
fondata per la quale ad essere seguito sia quanto da ritenere “vero fino a
prova contraria”. Ove non si facesse notare quell’esteriorità non portante si
diventerebbe complici di quelle condizioni per le quali ad emergere potrebbero
essere le manifestazioni meno controllate e come tali già pericolose. La scuola
non può non farsi carico di un tale fatto.
Sensibilizzare i giovani dunque dal non portare avanti
comportamenti non riscontrabili unitamente all’intera comunità porta a
comprendere le stesse atrocità del passato e le potenzialità che non escludono
qualcosa di analogo in futuro. Una trasmissione del sapere incentrato su fatti
o anche relazioni non può che risultare secondaria a quella condizione primaria
dall'umanità rappresentata. Proprio su tanto dobbiamo insistere con tutte le
nostre forze per impostare una società che una umanità possa avere quantomeno a
riferimento.
In ricordo della
Shoa 27 gennaio 2020
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