Proviamo ad analizzare il celebre
quadro “Guernica” ispirato al bombardamento prodotto da aerei tedeschi, in appoggio
alle truppe del generale Franco contro il governo legittimo repubblicano di
Spagna nell’ omonima città. Picasso, con il suo estro, riesce a riportare gli
avvenimenti in maniera fortemente realistica anzi marcata al punto da dovere
indurre all’orrore con le spezzettature e le deformazioni delle figure, a
cominciare da quelle più emblematiche e familiari al popolo spagnolo. C’è un
particolare, tuttavia, che dobbiamo considerare. Il pittore, infatti,
nonostante non fosse presente all’ accaduto, decide di dipingere questo quadro,
probabilmente perché si rese conto che la creazione di questa opera relativa ad
un evento di siffatta portata avrebbe non solo interessato un pubblico
mondiale, ma probabilmente creato intorno alla sua figura la fama che lui attendeva
da tempo. E’ proprio questo aspetto che forse arriva a rappresentare le vere
motivazioni di Picasso, il quale più che denunciare un accaduto significativo e
brutale per la storia e la società spagnola decide di far leva sull’ ignoranza
dei suoi estimatori ammaliandoli con un’opera priva di contenuti stilistici di
alto rilievo e realizzata con un senso logico inappropriato e inadatto ad un
artista che pure puntava ad una fama e godeva di un certo prestigio.
Proprio quella che voleva essere
un’opera impostata di getto ed in un modo alternativo, è vista invece essere
prodotta quale un trittico camuffato nemmeno molto. Le figure sono ribaltate
intorno all’asse che divide proiettandole quasi avessero vittime di
quell’esplosione che si accingeva a raccontare figurativamente. Da una somma di
elementi mozzafiato, non emerge tuttavia quel raccapriccio che pure si era
prefissato di comunicare. Tanto per far presente come alcune opere considerate
capolavori non si rivelano che una mediocrità o forse anche meno. Resta
comunque il discorso incentrato sugli approcci particolari che però non possono
non tenere conto degli elementi intersoggettivamente portanti.
Articolo stilato da Domenico Maria
Supino, II C, muovendo da una lezione del prof. Addona.
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