Se alcune cose si dimenticano non
faranno parte della nostra cultura, a meno che, come scoperto da Hegel, non
resti quel qualcosa dopo ciò che è stato tolto. Allora perché spendere tanto
tempo per imparare date o altre notizie, con tanta fatica, che poi il cervello
spazzerà via? Erano notizie utili? Allora ha sbagliato il cervello che le ha
resettate, se invece, e qui applichiamo alla logica, il cervello ha ragione,
hanno sbagliato coloro che hanno costretto tanti giovani ad impararle. A questo
punto dobbiamo chiederci in cosa consista essa cultura. Ciò che arriva a fare
da base, perché si possa procedere oltre, nell'orientamento e nell'individuazione
dei termini che pervengono a costituire quella conoscenza funzionale allo
sviluppo di esso esistente empirico? O al di là di quanto reclamato dagli
stessi sensi quella può permettere all’uomo di conoscersi quale soggetto e
infine ritrovarsi per quella ragione determinante, così come da Kant
individuato. Ove essa non rientrasse in una umanità non potrebbe che proporsi
quale uno strumento al servizio di impulsi. Si tratterebbe in questo caso di
usare tutti i ritrovati con fatica magari appresi e il cui beneficio dovrebbe
superare il lavoro svolto per appropriarsi di siffatte conoscenze. Si tratta,
dunque, di individuare i termini dai quali provenire quella possibilità di
esprimersi al meglio quali uomini nel complesso e, in primo luogo, incentrati
su un essere e universale così come soggetti.
Se gli adulti tenessero conto di
questo fatto, che non è difficile da rilevare, poiché basterebbe considerare
quanto accaduto a loro stessi, non chiederebbero ai ragazzi sforzi inutili,
quando non dannosi, perché sottraggono tempo a quella che è la vera cultura.
Per fare un esempio pratico, immaginiamo coloro che chiedono a giovani studenti
di memorizzare date di fondazione delle città antiche, ignorando le cause e gli
effetti legati a quelle costruzioni o ancora quali i vantaggi derivanti dallo
scambio e in seguito dalla moneta. Quale l’interazione tra città e campagna.
Quale la “logica” del formarsi di uno stato ampio e perché, dopo ciò, un
restringimento fino all’incastellamento. O ancora quali le condizioni perché si
formi un composto chimico o con quale procedimento ci si possa accingere a
studiare con proficuo la caduta dei corpi. La stessa funzionalità di tanto
risulta evidente, in primo luogo come patrimonio culturale ovvero metodologico
per approcciarsi ai vari ambiti, rispetto ad un immagazzinamento di dati senza
che a essere recepita sia causa alcuna.
Una lezione tenuta dal prof. Addona
in un’ora di sostituzione in IV A, classe che l’ha riportata.
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