ERACLITO
Di questo logos (che cos’è? Dal greco ricaviamo un
primo significato che è quello di organizzazione. Basta tener conto che il suo
contrario è caos) che è sempre (quindo non sembra affidarsi, Eraclito, a un
qualcosa che compare o scompare e già tanto ci fa pensare probabilmente al principio
che è sempre, mancano però ancora la derivazione, la motivazione.) gli uomini non
hanno intelligenza (si rivolge a tutti gli uomini o a tutti tranne che a lui o
tranne che a qualcuno? Sembrerebbe che dovesse essere escluso lui che tanto
conosce, perché altrimenti, se invece rientrasse, come farebbe a dire che gli
altri non capiscono?) sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo
ascoltato (notiamo subito uno stile arcaico perché ripete due volte il termine
“sia”. Quindi questo logos si ascolta? Quindi per essere ascoltato significa
che deve essere espresso in termini fonetici? E comunque sembrebbe ribadire
qui, la negatività degli uomini che non ne “hanno intelligenza” non solo prima,
ma nemmeno dopo.) benchè infatti tutte le cose accadono secondo questo logos
(quindi emerge ora che il logos si presenta quale principio, perché tutte le
cose da esso derivano e tanto appunto si dice principio.) essi assomigliano a
persone inesperte, pur provandosi in parole e in opere tali quali sono quelle
io spiego (siamo finalmente giunti a
confermare la nostra ipotesi secondo la quale lui fosse escluso da tutto il
resto degli uomini. Da studenti quindi possiamo essere soddisfatti perché
ancora una volta abbiamo preceduto il testo.) distinguendo secondo natura
ciascuna cosa e dicendo com’è. (Questo ordine risulta da lui affidato alla
natura). Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, (emerge
ulteriormente il suo essere aristocratico [che succederebbe allora se avessimo
letto e imparato meccanicamente in una “introduzione” all’autore che spesso
diventa lo studio definitivo che è un aristocratico? Imparando meccanicamente
avremmo riempito il cervello unicamente di una ulteriore nozione]) allo stesso
modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo. (avvalora l’affermazione
ammessa nelle parole precedenti perché sarebbero stati giustificati da
dormienti, ma non da svegli, allora che non capiscono similmente a come avviene
allora che dormono).
IC
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