Per capire
come nasce il libro, bisogna sapere quando nascono le prime forme di scrittura
e come si evolvono nel tempo. Uno dei primi popoli ad usare la scrittura furono
i Babilonesi, i quali scrivevano su tavole di creta. Poi gli Egiziani che
adottarono il papiro, carta più pregiata simile a quella moderna, che fu anche
utilizzato dai Romani. I “libri” dei Romani erano chiamati “volumina” ed erano
una serie di fogli di papiro arrotolati e legati dallo spago; sullo spago
veniva poi messa della cera, sulla quale veniva impresso, con uno stampo, il
simbolo delle famiglie.
Nel 476
d.C., con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, si assiste a un “crollo”
dell’economia, delle vie di comunicazioni e soprattutto a una decadenza
culturale. In questo clima di disordine, solo la Chiesa rappresenta un punto di
forza, soprattutto dal punto di vista culturale. Soltanto che, a causa del
“crollo” delle vie di comunicazione, nei monasteri non arriva più il papiro su
cui scrivere, e per questo i monaci iniziano a scrivere su pelli di pecora.
Le pelli,
opportunamente lavorate, erano molto grandi e inizialmente si scriveva “in
folio” ossia a foglio pieno; per esigenza di comodità iniziarono a piegare
questi grandi fogli, prima in due parti, poi in quattro, poi in otto, in sedici
e in trentadue, dando vita così al libro moderno composto da più pagine.
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