Nella generazione del XXI secolo, della quale facciamo parte,
gli adolescenti passano la maggior parte del loro tempo su internet, a fare
cosa? Ascoltare musica. Tutti abbiamo una canzone che amiamo particolarmente
ascoltare e che abbiamo tra i preferiti nella playlist del nostro cellulare o
sui nostri MP3. Ma allora vi siete mai chiesti come mai sia stata scritta
quella canzone, come e cosa vorrà comunicarci?
Noi ragazzi della IC con il professore Giuseppe Addona, ci
siamo posti queste domande e abbiamo attentamente studiato una particolare
canzone molto bella che ha interessato tutta la classe “CI VORREBBE UN AMICO”.
Innanzi tutto abbiamo fatto Critica Formale e ci siamo posti questa domanda
“Cos'è la canzone?” Bene, è un testo. Ma, è un testo in prosa o in poesia? Qual
è la differenza tra le due? Semplice, mentre la prosa occupa tutto lo spazio
che ha a disposizione, il testo poetico torna indietro ad ogni verso (Quando?
Quando il poeta ritiene di aver prodotto quanto si era prefissato). Ma soprattutto,
cos'è un verso? Affidandoci ad un’etimologia è visto derivare dal termine
latino versus che propriamente vuol dire “Rivolto, tonare indietro” (andare
avanti e tornare indietro con l’ aratro rappresentava la “versura”). Da cosa è
composto un verso? Da parole… ma le parole, da cosa sono composte?... da
sillabe. Cosa sono le sillabe? Per poterci dare una risposta basta fare
l’etimologia dal greco, infatti la parola sillaba deriva dal sostantivo greco
“συλλαβη” (sullabè). Alle volte nella canzone si possono trovare anche delle
rime, ma dobbiamo chiederci: cos'è? La rima è la ripetizione di un suono nei
versi a partire dall'ultima vocale accentata. E a cosa servono le rime? Anche
questo è semplice, ad aiutare la memoria così come ritenuto dai romantici.
LO STILE (CRITICA DELLA FORMA)
Cos'è lo stile? Lo stile è la tipologia di linguaggio
utilizzato all’ interno di un qualsiasi tipo di testo al quale si aggiunge la
disposizione. Tornando alla canzone “Ci vorrebbe un amico” di Antonello
Venditti, lo stile è medio; quindi né troppo colto né troppo popolare. È
un linguaggio in uso tra studenti.
CRITICA DEL CONTENUTO
Di cosa si sta parlando in questa canzone? Quando una canzone
è bella? Una canzone è bella quando il sentimento si muove in modo consistente.
Su questo si fonda il giudizio dei romantici su quello focalizzato sull’armonia
e sulla proporzione(classico). La canzone sta parlando dell’amore, dello stare
insieme <<Stare insieme a te>> Parla di lui che sta insieme ad una
donna. Qui una persona si aspetterebbe se lo stare insieme sia stato bello,
brutto, appagante. Il cantautore invece lo paragona ad una partita << è
stata una partita>>, quindi sostituisce ciò che l’ascoltatore si aspetta
e crea il bello per un movimento. Se il poeta, invece, ti avesse dato il
risultato che ti aspetti, poi non ti scombussolerebbe e il sentimento non si
eleverebbe. Inoltre, invece di chiudere il verso parlando di se stesso, non
affronta l’io ma mette qualcosa di indefinito “Tutto il resto è vita” con
un’aspettativa con un’apertura che sembra far dimenticare il problema di base. Anche
qui, noi ci aspetteremmo il risultato della partita: è finita bene, male o in
pareggio? Ed ecco che lui ci dice che ha vinto la donna, ma invece di essere
triste sembra proporre semplicemente o con accettazione << Va bene hai
vinto tu>> invece di magari raccontare quella che è la sua situazione. E’
presente un’iperbole altresì tra lo “Stare insieme a te” e quella che, senza
che ce ne accorgessimo, si presenta come una “Storia” per poi diventare “amore”.
La poesia è infatti anche capacità di inserire argomenti senza dichiararli, al
contrario della scienza la quale si sforza di essere precisa per evitare
equivoci e per farsi quindi capire. Riflettendo sul fatto che quello che lo
investe è un “Amore” va in crisi, e per questo ci dice che ci vorrebbe un amico
per poter essere aiutato a dimenticare quella donna che viene definita “Il
male”. Dice anche che vorrebbe un amico sia nel dolore che nel rimpianto. In
seguito riprende un passo di Dante e lo modifica rendendolo a propria volta
poetico. Fatto questo che è difficilissimo perché significa recuperare un
messaggio così alto e poi fornirne altro che ancora comunichi grande
sensazione. Mentre Dante dice “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”, Venditti
dice “E se amor che a nullo ho amato, amore, amore mio perdona”. Significa tanto
che non come Dante non è possibile non rispondere all’amore ma egli riesce a
perdonare anche lei che si mette fuori da tanto. (Questo confronto tra “Ci
vorrebbe un amico” e il passo di Dante “Amor, ch’a nullo amato amar perdona” è stato
prodotto da Giuseppe Addona nel libro “Una scuola per una cultura possibile”
Bonanno Editore). La canzone, al contrario della poesia, ha dalla sua parte un
elemento molto importante: La musica. Anche questa contribuisce a dare enfasi
nonché fondata sul ritmo e sull’armonia nonché sulle note che puntualmente
sottolineano quando non, a propria volta, trasmettono il proprio messaggio.
Spesso queste, infatti possono dirci anche quello che non dicono le parole contribuiscono
però maggiormente al messaggio allora che riescono a fondersi in una sintesi.
Allora che passa dallo “stare insieme a te…” al vivere e ribadisce che è stata
una partita, non riprende la prima strofa bensì la cambia e dice che, essendosi
scontrati, il gioco è stato duro ed è finito. Nonostante però la partita sia
finita, lui si ritrova lo stesso davanti alla porta di casa della donna
facendoci vivere una scena che emoziona facendo dipendere da quel che ritiene
forse essere una notte magica a condurlo lì.
Questo abbiamo prodotto ma saremo
lieti di ricevere altri suggerimenti o chiavi di lettura.
Maio Sofia
IC
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