Molto dell'individualismo contemporaneo si trova a essere
potenziato, se non prodotto in larga parte, da tanti romanzi, nei quali vi è un
qualcosa di effettivo che di quello risulta corrispettivo. Tali proposte, pur
muovendo da una sensibilità del protagonista al quale il lettore si associa e
partecipando alle vicende a questo accadute, giungono a presentare
l'antagonista/gli antagonisti, come diversi e cattivi, ai quali non solo
bisogna resistere, ma anche prepararsi per muovere loro guerra. Una volta
individuato il “nemico”, infatti, il protagonista pensa di essere il
giustiziere impersonando il giusto per eccellenza, ma di fatto, crea una
barriera tra lui e l'altro. Essendo stato prodotto un tale spartiacque, ne
consegue che a prendere corpo è quella diversità che arriva ad essere
configurata da coloro che stanno dall’altra parte del muro che è stato eretto e
proprio per tanto non accettata. Proprio una siffatta mentalità appare
collocarsi dopo che sono stati dimenticati, ammesso che siano stati un tempo
considerati, termini dai quali sembrava che legittimamente dovesse emergere
quella valutazione derivante da un'impostazione personale. È questa, dopo che è
divenuta da particolare assoluta a prendere il posto di quella intersoggettiva.
Proprio per questa, dunque, la visuale deve essere ripresa, non restando
fissata solo su taluni fattori oscurando altri elementi. Una persona che aspiri
a diventare soggetto e per una ragione e una sensibilità generale riconosciuta
è quella dunque, che si propone al di là di quella visuale di parte.
A fare la differenza è proprio l'indagine filosofica, ovvero
l’applicazione di quella critica, che non si ferma a recepire restando ancorata
ad un solo punto di vista. Da considerare è, altresì, la non compenetrazione e
la non riconduzione di quanto velocemente e superficialmente prospettato che
arriva così ad occupare quella che possiamo anche ritenere una psiche. Proprio
in una siffatta impostazione si annidano quegli errori che passano come
effettività, perché non controllati. Se non si riescono a rilevare taluni
errori nascosti o anche volutamente camuffati, questi verranno assimilati,
giungendo a formare la personalità, inconsapevolmente, e quindi in maniera errata.
Si tratta, dunque, di saper leggere quanto proposto. In caso contrario, è
meglio non bere ad una tale fonte. Allora che avvelenata o non salubre all'origine
anziché dissetare si rivela dannosa fino a potere risultare esiziale. Meglio
non sapere leggere che non sapere tradurre. Un tale passaggio arriva, comunque,
ad essere superato dai messaggi su larga scala che non richiedono nemmeno
l’acquisizione di un codice scritto. Un tale discorso rappresenta il
corrispettivo potenziato di una erudizione. Per questa, infatti, a essere
ritenuti sono fatti stimati rappresentativi di una realtà non da indagare
poiché non alcunché è stimato potere essere al di là di quanto meccanicamente
immagazzinato. Viene, anche in questo caso, fatto proprio tutto quello che non
è stato valutato. Ove infatti, non si risalisse ai termini della proposta, questi
risulterebbero semplicemente assunti, producendo i propri deleteri effetti, non
emergendo, infatti, nella loro provenienza e, dunque, nella loro delineazione
così che una validità possa emergere fino ad ulteriore prova contraria. Emblematico
al riguardo si configura un esempio rappresentato da un’autrice che presentando
un suo romanzo ambientato in Germania la cui protagonista era una operaia
italiana che veniva puntualmente rimproverata in modo pesante e con espressioni
offensive da una che svolgeva mansioni di controllo trova ad un certo punto la
forza per riscattarsi essendosi appropriata di una piccola parte di esso codice
linguistico a lei non noto e che pertanto la faceva sentire ancorr più
emarginata. Fatto è che dopo numerosi richiami uno le fu sbattuto addosso una
mattina in cui arriva in ritardo al lavoro per essere scesa dall’autobus ed
essere caduta su un mucchio di neve ed essendosi, così come dichiarato
inzuppata d’acqua. Il pubblico a questo punto non può che stare dalla parte
della “poverina” la quale in quelle condizioni doveva sentirsi dire ancora una
volta, di portare avanti azioni poco simpatiche su una parte del corpo di
quella che non ripeto e perché cito a memoria e per il fatto di aver trovato
già a suo tempo volgare. Tanto non vuole rappresentare un perbenismo poiché
quanto accade sia in quella che è ritenuta una natura che in una società deve
essere, come tale, rilevato. Se una tale espressione non può che farci prendere
le difese della offesa pure non si può non considerare che colei che
rimproverava pure arrivava puntuale sul posto di lavoro. I numerosi ritardi
della protagonista appaiono così risultare tralasciati. Proprio tali omissioni
arrivano a dare la differenza tra una cultura critica, dalla filosofia e da una
logica portata, e un bere a sazietà fino a diventare secchioni. Ai miei alunni
tra gli argomenti di educazione civica è affrontato il ritardo. Ove non fosse
possibile convenire all’orario stabilito a perdere una parte di lezione
sarebbero gli alunni non presenti. Allora che il professore aspettasse a
perderci sarebbero gli alunni puntuali in aula che vedrebbero dispiegare un
tempo passato inutilmente. Ancora più emblematico il caso dei viaggi di
istruzione. Alcuni alunni che procedessero puntualmente nei loro comodi
avrebbero fatto alzare inutilmente tutti gli altri seduti negli autobus ad
aspettare. Non si tratta di casi derivanti da forza maggiore e rappresentanti
eventi eccezionali per i quali a valere è un discorso che tanto prende in
considerazione poiché all’uomo non si richiede di essere una macchina o di
potere comandare a tutte le circostanze ma solo di fare tutto quanto possibile
considerando gli altri soggetti come o ancor più del proprio se stesso.
Fare critica, dunque, non solo appare altrettanto importante
che documentarsi ma addirittura risulta il lavoro primario da portare avanti.
Nel caso in cui non si procedesse ad una individuazione valutata, si resterebbe
sotto la notizia con il danno che deriva dalla produzione artefatta,
soprattutto, per ottenere effetti o anche ove tanto non si desse i risultati si
troverebbero a dipendere da proposte già all’origine non filtrate o di parte
perché molto limitato risulta l’’angolo di osservazione benché per questo ad
emergere siano quelle sfaccettature che spesso allettano perché si scopre di
rientrare in un mondo al quale in precedenza non era stato dato spazio.
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