Il discorso che arriva a riguardare
il passaggio da un enunciato ad un altro si presenta nella sua più che problematicità
proprio per ciò che attiene a un tale transito. Mentre per Platone una
conoscenza sulla dialettica incentrata interessava ciascuna idea non facendosi
leva che su ciascuna di queste senza che a necessitare fosse alcunché di
diverso ossia di sensibile così che a derivarne fosse la conoscenza per
eccellenza, per Aristotele la dialettica è ritenuta l’arte di produrre discorsi
organizzati per ottenere effetti. A essere immesso è un non vero che risulta
corrispettivo di quello che, sotto altro versante, si presenta quale un errore.
Si tratta, dunque, di inserimenti volti ad ingannare. Il filosofo che si
indirizza a fare emergere quelli che possono essere considerati trucchi deve cimentarsi
in una tale ricerca fino a comprendere, oltre che a produrre a scopo teoretico,
i ragionamenti ingannevoli. Sarà Hegel che considererà la dialettica quale
passaggio oppositivo posto in essere dalla ragione rappresentante propriamente
la realtà.
Lezione riportata da Francesco
D'Andrea, I C.
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