L’azione
del motore immobile
[…] esiste, quindi, qualcosa che è sempre mosso secondo un
moto incessante - dato per scontato che
ha trovato che il movimento esiste sempre, noi troviamo un qualcosa che è
continuamente mossa, - e questo moto è la conversione circolare - Aristotele è convinto che il moto per
eccellenza sia quello circolare, perché continua tornando sempre al punto di
partenza e non va all’infinito - (e ciò risulta con evidenza non solo in
virtù di un ragionamento - con il
ragionamento coglie che, se il moto non è circolare, è rettilineo e quindi va
all’infinito, ma l’infinito Aristotele non lo può ammettere perché deve trovare
un principio, - ma in base ai fatti - fatti
osservati? -), e di conseguenza si deve ammettere l’eternità del primo
cielo e - ammette quindi che, siccome gli
astri girano in modo circolare, il moto circolare è eterno dato che gli astri
sono eterni. Qui però dice sciocchezze perché applica le proprie considerazioni
del pensiero a una fisica che non risulta corrispettiva ai fatti, ma più al
proprio pensiero. - Ed esiste, pertanto, anche qualcosa che provoca il moto
del primo cielo dato per scontato che il
moto c’è, deve ammettere una causa e questa provoca il moto del primo cielo, e
probabilmente anche di tutti gli altri. Ma poiché ciò che subisce e provoca
il movimento è un intermedio, c’è un qualcosa che provoca il movimento senza
essere mosso, un qualcosa di eterno che è, insieme, sostanza e atto perché? Se fosse potenza ammetterebbe
movimento ad essere, quindi non possiamo ammettere movimento in potenza perché
arriverebbe all’infinito e per questo lo mette in atto.
Un movimento di tal genere [il movimento del primo cielo] è
provocato sia da ciò che è oggetto di desiderio sia da ciò che è oggetto di
pensiero siccome è atto, non può
desiderare qualcosa di concreto e qui Aristotele è convinto che si tratti di un
atto puro senza materia. Perché questo movimento deve attrarre e non può
muovere? Dovrebbe compiere un lavoro, invece lui, essendo perfetto in sé, lo
attrae. Ma questi due oggetti, se vengono intesi nella loro accezione più
elevata, sono tra loro identici perché tu
desideri ciò che pensi e pensi ciò che è effettivo. Infatti, è oggetto del
nostro desiderio il bello del suo manifestarsi quando si manifesta lo consideriamo perché vogliamo unirci, mentre
è oggetto principale della nostra volontà il bello nella sua autenticità quando lo riconosciamo come autentico e
migliore di tutti. Passaggio logico; ed è più esatto ritenere che noi
desideriamo una cosa perché ci si mostra bella, anziché ritenere che essa ci
sembri bella per il solo fatto che noi la desideriamo ma è possibile che in tanti secoli ancora non si sia capito?:
principio è, infatti, il pensiero.
(Metafisica, XII, 7, 1072°, in op. cit, pp. 354-355).
Francesco D’Andrea, I C.
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