venerdì 15 gennaio 2016

SAPER IMPARARE... tra tradizioni, politica e cultura aperta

La grandezza di un popolo non dipende mai solo e soltanto dalle sue capacità in battaglia. Esistono dei criteri ideali che modellano non solo le abilità militari, ma anche i caratteri politici di chi governa e le idee condivise dai cittadini stessi. Un popolo si esprime una maggiore funzionalità rispetto ad un altro quando riesce a cogliere il meglio anche dal suo nemico, una volta sconfitto. Rimanere sordi e farsi scudo con un proprio orgoglio patriottico comporta un fallimento a prescindere.

Il più grande esempio di civiltà intelligente è incarnato sicuramente dai romani. Già il grande Sallustio lodava le qualità d’integrazione del suo popolo, citando il successo con cui gli antichi avevano assimilato il catalogo di armi sannitico, nettamente superiore a quello romano dell’epoca, o i costumi cerimoniali degli Etruschi, certamente più suggestivi e coinvolgenti. Era proprio questo atteggiamento di completa disponibilità ed attenta analisi oggettiva delle condizioni proprie ed altrui a favorire la crescita del popolo tutto.

E così, centinaia di anni dopo, ci sono anche i giapponesi a cogliere con perspicacia le giuste sostituzioni da fare nel proprio sistema politico e militare. Pure essendo stati amanti delle tradizioni e custodi ligi della propria storia e dei propri costumi, non esitarono a sostituire le proprie armi, decisamente più lente e meno funzionali, con quelle del nemico. Addirittura hanno sacrificato l'antica arte dei samurai che per tanti secoli avevano coltivato con capacità tali che ancora oggi è possibile ammirare in tanti film (esagerazioni sottraendo!). La polvere da sparo entrò così a far presto parte delle loro strategie militari. Avevano capito infatti che il grande guerriero non poteva reggere all'umile stalliere al quale fosse stato insegnato a premere il grilletto e a dirigere il colpo. Sostituirono alle loro potenzialità superate il modello napoleonico allora dominante. Ancora oggi ne è testimonianza l'utilizzo delle figure hollywoodiane nei videogame con la consapevolezza che risultano più affascinanti.

Per fare un esempio più concreto, mai avrebbe senso decidere di piallare una tavola di legno a mano, come qualche professionista grezzo vorrebbe da un falegname per ottenere un "antico" senza servirsi dello strumento adatto. Sapeva costui che i grandi artisti del rinascimento facevano sbozzare o abbozzare un'opera dagli aiutanti per poi intervenire quando ci si avvicinava all'obbiettivo? Sarebbe quello un gesto frutto di ostinazione ignorante! Bisogna quindi saper bilanciare le proprie azioni, analizzare le condizioni in cui ci si muove e agire di conseguenza. Non ci si deve mai intestardire e perseguire una sola strada, ignorando i cambiamenti che avvengono attorno a noi e sembra proprio questa quella che si configura come cultura aperta ovvero sia come l'unica cultura da inseguire. Anche Leopardi colse questo senso di moderazione, specificando che, nello studio, non bisogna mai esagerare ed isolarsi del tutto, bisogna esser stimolati ed aperti continuamente a nuovi interessi, ma anche disporre del tempo necessario per assimilare i contenuti immagazzinati. Un riposo sano e costruttivo. Un verificare le proprie e le altrui espressioni che emergono dal confronto e dalla riflessione. A cosa servirebbero a caso contrario i "viaggi d'istruzione"? 

Il senso dell’adattamento rientra anche in un discorso linguistico ed educativo. Imparare una lingua, ad esempio l’inglese in un liceo che si prefigge un compito culturale generale e non specifico, nei suoi più fini dettagli, assimilando dialetto, cadenze ed abbreviazioni che sono proprie di una cerchia ristretta di persone e di un territorio geografico molto limitato, non può sembrare sciocco? È inutile perdere ore ed ore sui dettagli infimi ed inutili. Imparare l’inglese ha la principale funzione di aprire le comunicazioni globali per queste persone, non quelle tra quartiere e quartiere.