venerdì 3 aprile 2020

La filosofia come possibilità di rompere anche i luoghi più in voga

A proposito di slogan:

 “L’importante non è vincere, ma partecipare”, quante volte ci siamo sentiti dire questa frase come un incoraggiamento? E ci siamo mai chiesti se lo è davvero e qual è il suo reale significato? Dunque, è il caso di notare che il contesto in cui deve essere analizzata è sicuramente quello di una gara o, più in generale, una competizione. Ci troviamo di fronte a una situazione, quindi, nella quale sono coinvolte solo alcune componenti, messe l’una contro l’altra, tralasciando tutte le altre che rimangono escluse o neutrali, non partecipando (considerando, magari, che non si schierano dall’una o dall’altra parte per ignavia, o, più semplicemente forse non ritengono di avere tutte le capacità necessarie). A questo punto, il discorso si incentra proprio sul concetto di gara che può essere intesa come un confronto agonistico nel quale appaiono trasposte le primordiali lotte in cui, inevitabilmente, d’istinto, vi è la volontà di superare l’altro a costo di affossarlo o denigrarlo. Se lo sfidare gli altri può essere considerato un atteggiamento prettamente individualistica prodotto a danno dell’altro pure, allora che a presentarsi sia una maggiore maturità, si potrebbe pervenire a non paragonarsi obbligatoriamente all’altro, portare avanti una gara rivolge completamente verso se stessi per superare quanto fino ad allora constatato. Considerando una tale prospettiva si potrebbe approdare al superamento stesso di quella dualità o, più propriamente, opposizione tra vincitori e vinti. Si perverrebbe così ad una più alta mentalità, allontanandosi dal convenzionalismo sviluppato dalle masse e potenziatosi in assenza di una riflessione critica. Una siffatta configurazione sembra riguardare anche il pensiero nietzschiano e, in particolare, quello relativo al Superuomo. Non diverso il discorso relativo ad una aristocraticità così come riscontrata in Eraclito ma anche nella ripartizione platonica della società. Il fatto che qualcuno voglia o debba superarsi non implica l’abbassamento dell’altro benché tanto si trovi ad emergere non appena un accostamento risulti prodotto. Dopo il confronto lo stesso Nietzsche invita i vecchi uomini a superarsi per intraprendere quel cammino non tracciato in alcun modo. Ciascuno, dunque, può tendere a superare se stesso al di là del raffronto ovvero della gara pure con gli altri posta in essere e però portata avanti solo rispetto a se stesso. Il ‘’genio’’ può rappresentare dunque quell’innalzarsi rispetto alla precedente posizione. Al di là dei risultati raggiunti rispetto ad altri, determinati da indoli, capacità, allenamenti da considerare sono quelli rispetto alla situazione di provenienza. Lo stesso ‘valicare una montagna’ può significare sia raggiungere una meta lasciandosi dietro gli altri e prendere per sé quanto eventualmente in quel luogo presente o da una tale posizione dominare che salire in alto per mettersi al servizio degli altri, avendo sfidato e superato se stessi. A questo punto potremmo concludere con il dire che una importanza del partecipare ad una gara e non vincerla risulta molto diverso da quella significazione semplicemente acquisita così che a derivarne sia in uno un dispiegarsi in un tale agonismo e un sottrarsi alle conseguenze rappresentate, in primo luogo da un volere vincere e, quindi, da una negatività costituita dall’opposto, da un perdere rappresentato.

Articolo di Chiara Grasso rielaborato da una lezione del Prof. Giuseppe Addona