sabato 16 febbraio 2019

Che senso ha imparare quello che si dimentica?

Se alcune cose si dimenticano non faranno parte della nostra cultura, a meno che, come scoperto da Hegel, non resti quel qualcosa dopo ciò che è stato tolto. Allora perché spendere tanto tempo per imparare date o altre notizie, con tanta fatica, che poi il cervello spazzerà via? Erano notizie utili? Allora ha sbagliato il cervello che le ha resettate, se invece, e qui applichiamo alla logica, il cervello ha ragione, hanno sbagliato coloro che hanno costretto tanti giovani ad impararle. A questo punto dobbiamo chiederci in cosa consista essa cultura. Ciò che arriva a fare da base, perché si possa procedere oltre, nell'orientamento e nell'individuazione dei termini che pervengono a costituire quella conoscenza funzionale allo sviluppo di esso esistente empirico? O al di là di quanto reclamato dagli stessi sensi quella può permettere all’uomo di conoscersi quale soggetto e infine ritrovarsi per quella ragione determinante, così come da Kant individuato. Ove essa non rientrasse in una umanità non potrebbe che proporsi quale uno strumento al servizio di impulsi. Si tratterebbe in questo caso di usare tutti i ritrovati con fatica magari appresi e il cui beneficio dovrebbe superare il lavoro svolto per appropriarsi di siffatte conoscenze. Si tratta, dunque, di individuare i termini dai quali provenire quella possibilità di esprimersi al meglio quali uomini nel complesso e, in primo luogo, incentrati su un essere e universale così come soggetti.

Se gli adulti tenessero conto di questo fatto, che non è difficile da rilevare, poiché basterebbe considerare quanto accaduto a loro stessi, non chiederebbero ai ragazzi sforzi inutili, quando non dannosi, perché sottraggono tempo a quella che è la vera cultura. Per fare un esempio pratico, immaginiamo coloro che chiedono a giovani studenti di memorizzare date di fondazione delle città antiche, ignorando le cause e gli effetti legati a quelle costruzioni o ancora quali i vantaggi derivanti dallo scambio e in seguito dalla moneta. Quale l’interazione tra città e campagna. Quale la “logica” del formarsi di uno stato ampio e perché, dopo ciò, un restringimento fino all’incastellamento. O ancora quali le condizioni perché si formi un composto chimico o con quale procedimento ci si possa accingere a studiare con proficuo la caduta dei corpi. La stessa funzionalità di tanto risulta evidente, in primo luogo come patrimonio culturale ovvero metodologico per approcciarsi ai vari ambiti, rispetto ad un immagazzinamento di dati senza che a essere recepita sia causa alcuna.

Una lezione tenuta dal prof. Addona in un’ora di sostituzione in IV A, classe che l’ha riportata.