sabato 16 dicembre 2017

Picasso, genio o semplice adulatore?

Proviamo ad analizzare il celebre quadro “Guernica” ispirato al bombardamento prodotto da aerei tedeschi, in appoggio alle truppe del generale Franco contro il governo legittimo repubblicano di Spagna nell’ omonima città. Picasso, con il suo estro, riesce a riportare gli avvenimenti in maniera fortemente realistica anzi marcata al punto da dovere indurre all’orrore con le spezzettature e le deformazioni delle figure, a cominciare da quelle più emblematiche e familiari al popolo spagnolo. C’è un particolare, tuttavia, che dobbiamo considerare. Il pittore, infatti, nonostante non fosse presente all’ accaduto, decide di dipingere questo quadro, probabilmente perché si rese conto che la creazione di questa opera relativa ad un evento di siffatta portata avrebbe non solo interessato un pubblico mondiale, ma probabilmente creato intorno alla sua figura la fama che lui attendeva da tempo. E’ proprio questo aspetto che forse arriva a rappresentare le vere motivazioni di Picasso, il quale più che denunciare un accaduto significativo e brutale per la storia e la società spagnola decide di far leva sull’ ignoranza dei suoi estimatori ammaliandoli con un’opera priva di contenuti stilistici di alto rilievo e realizzata con un senso logico inappropriato e inadatto ad un artista che pure puntava ad una fama e godeva di un certo prestigio.

Proprio quella che voleva essere un’opera impostata di getto ed in un modo alternativo, è vista invece essere prodotta quale un trittico camuffato nemmeno molto. Le figure sono ribaltate intorno all’asse che divide proiettandole quasi avessero vittime di quell’esplosione che si accingeva a raccontare figurativamente. Da una somma di elementi mozzafiato, non emerge tuttavia quel raccapriccio che pure si era prefissato di comunicare. Tanto per far presente come alcune opere considerate capolavori non si rivelano che una mediocrità o forse anche meno. Resta comunque il discorso incentrato sugli approcci particolari che però non possono non tenere conto degli elementi intersoggettivamente portanti.

Articolo stilato da Domenico Maria Supino, II C, muovendo da una lezione del prof. Addona.