venerdì 30 ottobre 2020

Logica, logica filosofica e filosofia.

Oggi il discorso si fa più complesso perché il professore Cocchiarella dell'Indiana University, a proposito della logica Medievale dei termini con la disputa tra realismo e nominalismo, al quale avevamo chiesto un contributo in quanto massimo esponente della logica contemporanea, ci ha invitato ad approfondire questi argomenti attraverso i suoi studi.

Il discorso iniziale verte sulla logica filosofica.

A questo punto, insieme al professore Addona, portiamo avanti le seguenti riflessioni così come quel famoso scienziato ci ha invitato a procedere.

Come già in precedenza ci chiediamo subito che cos'è logica.

Ipotizziamo di non saperlo. Sin dal ginnasio abbiamo compreso di dover ricorrere, per pervenire almeno a una prima e generica individuazione del termine, al vocabolario. Non ne disponiamo. Potremmo utilizzare internet...     

Ciascuno, in proprio si documenta sul significato di essa logica.

Proviamo a vedere però cosa viene fuori applicando il metodo che proponiamo di cui daremo delucidazioni ulteriori in seguito.

Anzitutto, se non ce lo chiedessimo cosa ne conseguirebbe?

Impareremmo meccanicamente qualcosa di cui però non siamo venuti a conoscenza!

Vogliamo chiederci con quanto materiale abbiamo appesantito il cervello finora? Meno male che dopo la scuola esso si libera resettando tutto! Allora a cosa è servita un tale tipo di scuola? Anche in questo caso una risposta a da cogliere in proprio.

Tornando al problema...

Non sapendo da dove cominciare, facciamo un esempio. (Anche questo fa parte del nostro metodo)

(A > B) e (B > C) → (A > C)

E' riconducibile tanto al famoso sillogismo:

"tutti gli uomini sono mortali,

Socrate è uomo

Socrate è mortale"

Tanto non è valido per un discorso superiore che Cocchiarella ha affrontato in uno studio "Validità della logica in filosofia" trasmesso al prof. Addona per i suoi alunni e che è presente in un libro dal titolo "Filosofia in un percorso", liberamente consultabile su internet.

Infatti se proviamo a dire:

"Gli apostoli sono dodici,

Pietro è un apostolo

Pietro è un dodici" ...si capisce che non funziona!

Quando si tratta di logica il significato è recuperato all'interno delle premesse oltre che dai passaggi posti in essere. Si tratta di cercare il significato degli enunciati e la loro valenza, fatto questo che equivale, in uno, a dire individuare l’ambito di validità e la portata dalla quale sono sostenute le stesse predicazioni.

Allora che ad intervenire è la 'filosofia' andiamo a cercare la valenza di essa indagine che caratterizza siffatta disciplina. Si tratta di cercare, ancora una volta, i fondamenti e quanto su questi imperniato.

Un tale problema Aristotele aveva già individuato, allora che considerava la costruzione delle premesse alle quale pure si accingeva.

Sistema aperto o chiuso?

Leggendo un passo del sofista Gorgia, “Le ragioni dell’innocenza di Elena”, ci siamo chiesti se costui si stia rivolgendo a un uditore medio, a un possibile discepolo, a entrambi o a nessuno dei due.

Sembrerebbe che la sua proposta debba interessare un possibile discepolo tenuto conto che colui che si esprime si preoccupa di fornire indicazioni. Eppure sembrerebbe non rivolgersi a tutti coloro ai quali pure è indirizzato il suo messaggi. Arriva a svelare la sua arte?

Il problema che si configura deriva dall’affermazione considerata all’interno o all’esterno di un sistema. Si tratta di cogliere cioè se il messaggio giunge a essere rivolto e nella sua interezza a tutti o resta esterno così che possa produrre i propri effetti persuasori. In tal caso a essere comunicato è un qualcosa dal quale resta fuori esso propositore.

Dobbiamo vedere, altresì, se colui che parla si riferisce a qualcuno, spiegandogli qualcosa che altri non devono sapere, oppure se parla direttamente, per una parte almeno, a colui cui è indirizzato l’insegnamento o a coloro ai quali vuole dimostrare le potenzialità di un discorso che egli arriva a gestire.

Se si rivolge a loro, spiega la sua arte e questi vengono a conoscenza di come lui organizza e intreccia le situazioni.   Sembrerebbe, quindi, andare in contraddizione, perché da una parte vuole convincere e dall’altra spiegare le mosse con le quali si accinge ad affondare il colpo come accade a coloro che mettono su trucchi per produrre l’effetto voluto, per scioccare gli uditori anche se, nel primo caso, finirebbe con lo spiegare loro il trucco.

 

giovedì 29 ottobre 2020

LA REMINISCENZA COME POSTULATO DELL’IMMORTALITA’ DELL’ ANIMA

Un sabato mattina nella mia classe, la I B del Liceo Classico con il nostro colendissimo (stimabilissima persona da coltivare) Prof. Giuseppe Addona mentre piegavamo la teoria delle idee di Platone e l’immortalità dell’anima ci siamo soffermati su un concetto a noi non noto: la REMINISCENZA POSTULA (l’immortalità dell’anima).

 

A questo punto dalla spiegazione del prof abbiamo appreso che per trarre il significato da una parola dobbiamo analizzare la parola stessa; in questo caso specifico, POSTULA deriva, come sembrerebbe, da POST = DOPO con la restante parte che potrebbe ben rappresentare ciò che si è dispiegato. Dobbiamo quindi chiederci, in ogni caso: “il dopo di che” che nel caso di Platone è costituito dalla vita terrena e relativo ritorno dopo il passaggio nell’altro mondo ovvero in quello non sensibile. REMINISCENZA, dopo il passaggio, dunque, così come un RICORDARE.

 

POSTULATO in termini filosofici indica un presupposto al quale ci si rifà per le conseguenze.

L’ immortalità deve essere così una conseguenza della reminiscenza. Ove non risultasse immortale non potrebbe partecipare dell’altro mondo e continuare, quindi, ad esprimersi in quella che arriva a essere ritenuta una rinascita, da cui appunto una reminiscenza.

La reminiscenza è un risveglio della memoria, un ridestarsi di un sapere già presente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nostra nascita ed era per ciò solo latente; oggi diremmo inconscio.

Per Platone conoscere significa dunque ricordare. La conoscenza non deriva dall’ esperienza ancorché questa possa quella ridestare.

Platone reputa che la nostra anima sia immortale ed eterna ed avere partecipato al mondo delle idee prima della nostra nascita ed ancora aspira a tornare a quel regno dopo la morte. Come, in caso diverso, spiegare l’idea di perfezione presente nell’uomo e che non arriva a trovare corrispettivo in ambito alcuno interessante una esperienza? Risultando questo filosofo ancorato sulla posizione parmenidea per la quale al pensiero corrisponde l’essere e a questo il pensiero, tenuto conto che essa idea di perfezione è nella mente deve necessariamente essere, proprio perché pensata. Non risultando in questo mondo, sembrerebbe questa la conclusione, non può che risultare in un altro che, non sensibile, è da ritenere soprasensibile, iperuranio o comunque indicato diverso da quello terreno.

Il mondo delle idee è stimato essere quel mondo oltre la volta celeste che è sempre esistito in cui vi sono le idee immutabili e perfette raggiungibili solo dall’ intelletto e pienamente allora che liberato dal corpo che per questo motivo arriva a essere ritenuto una prigione.

 

Il professore ci ha invitati a scrivere articoli come questo da riportare nel blog per la nostra crescita culturale e, per confrontarci con altri sulle conoscenze alle quali siamo pervenuti.