lunedì 27 gennaio 2020

SHOAH: il fatto tragico che ha colpito gli ebrei nel secolo scorso

Riportarlo oggi alla memoria significa recepirne in pieno la drammaticità e ripercorrere le dolorosissime vicende che subirono i deportati. Andare con la mente a quei tempi da non dimenticare significa rendere un minimo di giustizia rivivendo quelle scene orrende che colpirono donne, uomini e bambini nei lager.

A dispiegarsi non è una sola indignazione morale, la quale potrebbe rispondere a sistemi di valori in atto, perché a essere richiamato è l'intero discorso su un'umanità incentrato. A questo punto non possono non intervenire quelle riflessioni che sono spinte a al massimo livello da quell'indagine che si dice filosofica. Non si può, dunque, non risalire a quelle generalizzazioni dalle quali si può sperare di far emergere oltre che di evidenziare i motivi portatori dei fatti. Solo una considerazione superiore può far sperare quindi di poter far emergere quelle condizioni perché talune tragedie possano essere tenute lontane.

Una validità non può che derivare da un sistema che, in questo caso, non può essere rappresentato che da quello umano.

Che significa, quindi, essere umano?

Considerare l'altro uomo come un altro sé.

Ci possiamo chiedere: è questa una condizione innata che interessa ciascun individuo della specie uomo o bisogna lavorare affinché si stabilizzi quella sensibilità che può essere accresciuta o sostenuta dagli studi umanistici o storici?

Possiamo ritenere rientrare in una umanità un siffatto genocidio?

Se una scuola non può non fornire quegli elementi ad una riflessione per la quale a dispiegarsi siano atti di tal fatta significa che si volge a ché l'individualismo non risulti imperante. Da tenere conto che dai piccoli gesti si passa poi agli altri. Bisogna, dunque, considerare l'altro nella quotidianità per evitare che arrivi a configurarsi quale quell’estraneo per il quale non si avverta alcunché, anzi si possa usare come oggetto quando non addirittura termine sul quale le proprie individualità. Una scuola che tolleri una solidarietà di gruppo per poi questo volgersi contro chi non ne fa parte appare avallare solo un individualismo allargato e potenziato dal concorso di più persone che pervengono anche ad autolegittimarsi sui motivi più vari.

Una scuola può intervenire additando quelle riflessioni dalle quali alquante contraddizioni possano subito essere allontanate. Un accettare dall’esterno molti giovani anche se sembra a volta di pervenire ad un sistema amicale da far ritenere in combutta con costoro non può che risolversi come l’inizio dell’annullamento di ogni umanità costruttiva perché su una critica fondata per la quale ad essere seguito sia quanto da ritenere “vero fino a prova contraria”. Ove non si facesse notare quell’esteriorità non portante si diventerebbe complici di quelle condizioni per le quali ad emergere potrebbero essere le manifestazioni meno controllate e come tali già pericolose. La scuola non può non farsi carico di un tale fatto.

Sensibilizzare i giovani dunque dal non portare avanti comportamenti non riscontrabili unitamente all’intera comunità porta a comprendere le stesse atrocità del passato e le potenzialità che non escludono qualcosa di analogo in futuro. Una trasmissione del sapere incentrato su fatti o anche relazioni non può che risultare secondaria a quella condizione primaria dall'umanità rappresentata. Proprio su tanto dobbiamo insistere con tutte le nostre forze per impostare una società che una umanità possa avere quantomeno a riferimento.

                                                                                                      In ricordo della Shoa 27 gennaio 2020

                                                                                                                         Il Prof. Giuseppe Addona

martedì 21 gennaio 2020

La spiegazione

Ancor oggi molti di noi adoperano il termine spiegare in ogni contesto senza magari averne chiaro il significato originario. Secondo la sua etimologia, dal latino "Explicare", composto da "ex=portare fuori" e "plicare = piegare", o ancora chiudere, sigillare. Spiegare significherebbe, dunque, aprire qualcosa che è piegato su se stesso; in senso metaforico, denoterebbe l'immissione nel discorso di termini tali da renderlo comprensibile oltre che magari verificarlo con il relazionarlo a riferimenti a addirittura ad un sistema a propria volta esplicato e, quindi, compreso. Appare trattarsi, in ultimo, di quell’interscambio con i giovani dove ciascuno si impegna a fare emergere termini e rapporti facendo leva sugli stessi argomenti che, infatti, non vanno semplicemente memorizzati o anche solo organizzati al posto del testo magari in una sintesi anche più o meno arricchita se non infarcita di elementi anche o soprattutto estranei e immessi così come recuperati.

                                                                      Il prof. Addona e i ragazzi di IID