martedì 28 aprile 2015

ESPERIENZA, ARTE-SCIENZA  
Aristotele si sofferma su arte e scienza, e osserva come solo quella conoscenza che è in grado di andare al di là del particolare e dell’enumerazione dei singoli dati concreti, sia in grado di fornire la spiegazione sul “perché” delle cose e, quindi, come solo la filosofia possa definirsi scienza della verità. Alla base di tutto però ci deve essere l’esperienza, che deve formare un giudizio che possa essere valido per tutti quanti i casi simili. Proponendo qualche esempio, Aristotele si rifà all’arte medica: l’infermiere infatti può superare il medico pur non conoscendo la logica generale con la quale interviene nel curare un malato, ma non considerando la casistica generale non può allargare il discorso e si fermerà alla singola esperienza che però non è applicata a tutti i casi. Quindi ad esempio un medicinale se somministrato da un non professionista può ben risolvere il problema anche molto in fretta ma solo perché, magari, il cuore o altri organi hanno retto. Non è stato tenuto conto infatti delle controindicazioni ovverosia del contesto generale. Emerge dunque come l’arte da Aristotele individuata come conoscenza universale può essere intesa quale oggi la scienza. Se si preferisce chi conosce la teoria a colui che porta avanti una pratica pure bisogna considerare i particolari. Di tanto dovrebbe tenere conto la scuola. Laddove si studia solo la teoria si va incontro a siffatti inconvenienti. Similmente coloro che si dedicassero solo ad una pratica perderebbero di vista il discorso generale dalla scienza portata avanti e che rappresenta la conoscenza per eccellenza da auspicare è allora il legame tra teoria e pratica. Solo la prima, infatti, fa conoscere la causa, quindi il perché delle cose, e se non la conoscessimo diventerebbe tecnica che rappresenta la brutta copia dell’esperienza. L’insegnante deve far capire non i fatti, ma come essi sono avvenuti evitando l’uso di molti esempi. Come sostiene Kant infatti, quando qualcuno, spiegando, è costretto a fare molti esempi uccide la teoria. Dunque coloro che posseggono l’arte, ovvero la scienza, sono capaci di insegnare, mentre i cosiddetti “empirici” non sono in grado. Una domanda da farsi allora sarà: “quanti empirici ci saranno in giro?”  
Raffaele Gambarota IC

Eugenio Tiso IC 

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