sabato 8 ottobre 2016

ERACLITO
Di questo logos (che cos’è? Dal greco ricaviamo un primo significato che è quello di organizzazione. Basta tener conto che il suo contrario è caos) che è sempre (quindo non sembra affidarsi, Eraclito, a un qualcosa che compare o scompare e già tanto ci fa pensare probabilmente al principio che è sempre, mancano però ancora la derivazione, la motivazione.) gli uomini non hanno intelligenza (si rivolge a tutti gli uomini o a tutti tranne che a lui o tranne che a qualcuno? Sembrerebbe che dovesse essere escluso lui che tanto conosce, perché altrimenti, se invece rientrasse, come farebbe a dire che gli altri non capiscono?) sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato (notiamo subito uno stile arcaico perché ripete due volte il termine “sia”. Quindi questo logos si ascolta? Quindi per essere ascoltato significa che deve essere espresso in termini fonetici? E comunque sembrebbe ribadire qui, la negatività degli uomini che non ne “hanno intelligenza” non solo prima, ma nemmeno dopo.) benchè infatti tutte le cose accadono secondo questo logos (quindi emerge ora che il logos si presenta quale principio, perché tutte le cose da esso derivano e tanto appunto si dice principio.) essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole e in opere tali quali sono quelle io spiego (siamo  finalmente giunti a confermare la nostra ipotesi secondo la quale lui fosse escluso da tutto il resto degli uomini. Da studenti quindi possiamo essere soddisfatti perché ancora una volta abbiamo preceduto il testo.) distinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com’è. (Questo ordine risulta da lui affidato alla natura). Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, (emerge ulteriormente il suo essere aristocratico [che succederebbe allora se avessimo letto e imparato meccanicamente in una “introduzione” all’autore che spesso diventa lo studio definitivo che è un aristocratico? Imparando meccanicamente avremmo riempito il cervello unicamente di una ulteriore nozione]) allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo. (avvalora l’affermazione ammessa nelle parole precedenti perché sarebbero stati giustificati da dormienti, ma non da svegli, allora che non capiscono similmente a come avviene allora che dormono).

                            (DK 22 B 1, trad. it. Di G. Giannantoni) 
                                                                                                         IC

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