giovedì 29 ottobre 2020

LA REMINISCENZA COME POSTULATO DELL’IMMORTALITA’ DELL’ ANIMA

Un sabato mattina nella mia classe, la I B del Liceo Classico con il nostro colendissimo (stimabilissima persona da coltivare) Prof. Giuseppe Addona mentre piegavamo la teoria delle idee di Platone e l’immortalità dell’anima ci siamo soffermati su un concetto a noi non noto: la REMINISCENZA POSTULA (l’immortalità dell’anima).

 

A questo punto dalla spiegazione del prof abbiamo appreso che per trarre il significato da una parola dobbiamo analizzare la parola stessa; in questo caso specifico, POSTULA deriva, come sembrerebbe, da POST = DOPO con la restante parte che potrebbe ben rappresentare ciò che si è dispiegato. Dobbiamo quindi chiederci, in ogni caso: “il dopo di che” che nel caso di Platone è costituito dalla vita terrena e relativo ritorno dopo il passaggio nell’altro mondo ovvero in quello non sensibile. REMINISCENZA, dopo il passaggio, dunque, così come un RICORDARE.

 

POSTULATO in termini filosofici indica un presupposto al quale ci si rifà per le conseguenze.

L’ immortalità deve essere così una conseguenza della reminiscenza. Ove non risultasse immortale non potrebbe partecipare dell’altro mondo e continuare, quindi, ad esprimersi in quella che arriva a essere ritenuta una rinascita, da cui appunto una reminiscenza.

La reminiscenza è un risveglio della memoria, un ridestarsi di un sapere già presente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nostra nascita ed era per ciò solo latente; oggi diremmo inconscio.

Per Platone conoscere significa dunque ricordare. La conoscenza non deriva dall’ esperienza ancorché questa possa quella ridestare.

Platone reputa che la nostra anima sia immortale ed eterna ed avere partecipato al mondo delle idee prima della nostra nascita ed ancora aspira a tornare a quel regno dopo la morte. Come, in caso diverso, spiegare l’idea di perfezione presente nell’uomo e che non arriva a trovare corrispettivo in ambito alcuno interessante una esperienza? Risultando questo filosofo ancorato sulla posizione parmenidea per la quale al pensiero corrisponde l’essere e a questo il pensiero, tenuto conto che essa idea di perfezione è nella mente deve necessariamente essere, proprio perché pensata. Non risultando in questo mondo, sembrerebbe questa la conclusione, non può che risultare in un altro che, non sensibile, è da ritenere soprasensibile, iperuranio o comunque indicato diverso da quello terreno.

Il mondo delle idee è stimato essere quel mondo oltre la volta celeste che è sempre esistito in cui vi sono le idee immutabili e perfette raggiungibili solo dall’ intelletto e pienamente allora che liberato dal corpo che per questo motivo arriva a essere ritenuto una prigione.

 

Il professore ci ha invitati a scrivere articoli come questo da riportare nel blog per la nostra crescita culturale e, per confrontarci con altri sulle conoscenze alle quali siamo pervenuti.

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