venerdì 30 novembre 2018

RAPPORTI E PENSIERO

Il pensiero non può che rivelarsi nello stesso rapporto nel momento stesso che arriva a riconoscersi come tale. Allora che qualcuno ripetesse quello che dice un altro, solo perché dipende da quest’ultimo, non arriva a rappresentarsi per un pensiero autonomo.

Proprio allora che un funzionario si limita a ripetere ciò che ha detto un suo superiore per venire incontro all’interesse del sistema generale nel quale è inserito possiamo ritenerlo un venduto alla quella causa, la quale, altresì, per tanti versi fornisce materiale alla propria? Possiamo considerarlo uno spirito libero? Ovvero reputare qualcuno con il quale potere costruttivamente dialogare nel senso che quanto emerge può essere reputato intersoggettivo e, quindi, portante? Sicuramente questo non è un soggetto che può rispondere ad una verità che può costruire insieme poiché è già chiuso nella fortezza rappresentata dagli interessi di parte. Egli non risponderà dunque su basi logiche né su presupposti che possano reggere un discorso scientifico ed umano.

Ne deriva che chi ha un pensiero dipendente, non fosse che addirittura da un capo di Stato, temporale o spirituale che sia e, come si è soliti sentire pronunciare, faccia di necessità virtù, ripetendo o pubblicizzando addirittura senza preoccuparsi di comprendere se le affermazioni risultino effettive ossia giuste, con i imiti dei quali scienza e filosofia sono consapevoli, non appare avere da fornire quegli elementi sui quali costruire insieme quanto potrà sembrare più vero, fatto questo che arriva ad implicare un pensiero che svolge pienamente il suo ruolo fino a condurre l’uomo a soggetto. Volendo essere più espliciti: che senso avrebbe parlare a lungo con qualcuno e convenire su taluni elementi e venire a conoscenza che quella persona si è mossa in termini interamente diversi da quanto convenuto? L’intero discorso portato avanti risulta annullato. Si è perso solo tempo ove a derivarne non siano danni maggiori.

Colui che non mantiene quanto dichiarato almeno fino a che ad intervenire non fossero elementi comunicati e sui quali intervenga una critica da portare avanti con l’alttro almeno o con tutti coloro con i quali è in rapporto, difficilmente se non impossibile può risultare una relazione e fatto che risulta lo stesso una società con lo stesso utile che questa è vista portare con sé. Se il primo vende ciò che pensa in cambio della sua posizione e dei vantaggi a questa connessi, il secondo si volge ad usare quanto emerso dal dialogo e per il resto agguantare anche lui quanto una società incentrata su termini diversi possa offrire.

Colui, invece, che si presenta con un pensiero e un essere liberi si può permettere non solo di pensare ogni volta, ma di recepire quello che viene proposto e seguirlo se tanto sembrerà più vero. Povero Socrate tanto decantato ma non sempre seguito da coloro stessi che dicono di averlo studiato ma forse si tratta solo di averlo meccanicamente imparato e pronto da sciorinare ad ogni occasione che possa risultare utile. Non applicandolo ad emergere è lo sdoppiamento tra una cultura nozionistica e tecnica, pure propagandata, e quella che invece deve rappresentare il percorso vivo sul quale ogni società non può che reggere e ogni stato risultare, in ultimo, costituito.

 Lezione del prof. Addona riportata da Danilo Stanco IIIC

 

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