mercoledì 9 dicembre 2020

A proposito di Romanzi!


Molto dell'individualismo contemporaneo si trova a essere potenziato, se non prodotto in larga parte, da tanti romanzi, nei quali vi è un qualcosa di effettivo che di quello risulta corrispettivo. Tali proposte, pur muovendo da una sensibilità del protagonista al quale il lettore si associa e partecipando alle vicende a questo accadute, giungono a presentare l'antagonista/gli antagonisti, come diversi e cattivi, ai quali non solo bisogna resistere, ma anche prepararsi per muovere loro guerra. Una volta individuato il “nemico”, infatti, il protagonista pensa di essere il giustiziere impersonando il giusto per eccellenza, ma di fatto, crea una barriera tra lui e l'altro. Essendo stato prodotto un tale spartiacque, ne consegue che a prendere corpo è quella diversità che arriva ad essere configurata da coloro che stanno dall’altra parte del muro che è stato eretto e proprio per tanto non accettata. Proprio una siffatta mentalità appare collocarsi dopo che sono stati dimenticati, ammesso che siano stati un tempo considerati, termini dai quali sembrava che legittimamente dovesse emergere quella valutazione derivante da un'impostazione personale. È questa, dopo che è divenuta da particolare assoluta a prendere il posto di quella intersoggettiva. Proprio per questa, dunque, la visuale deve essere ripresa, non restando fissata solo su taluni fattori oscurando altri elementi. Una persona che aspiri a diventare soggetto e per una ragione e una sensibilità generale riconosciuta è quella dunque, che si propone al di là di quella visuale di parte.

A fare la differenza è proprio l'indagine filosofica, ovvero l’applicazione di quella critica, che non si ferma a recepire restando ancorata ad un solo punto di vista. Da considerare è, altresì, la non compenetrazione e la non riconduzione di quanto velocemente e superficialmente prospettato che arriva così ad occupare quella che possiamo anche ritenere una psiche. Proprio in una siffatta impostazione si annidano quegli errori che passano come effettività, perché non controllati. Se non si riescono a rilevare taluni errori nascosti o anche volutamente camuffati, questi verranno assimilati, giungendo a formare la personalità, inconsapevolmente, e quindi in maniera errata. Si tratta, dunque, di saper leggere quanto proposto. In caso contrario, è meglio non bere ad una tale fonte. Allora che avvelenata o non salubre all'origine anziché dissetare si rivela dannosa fino a potere risultare esiziale. Meglio non sapere leggere che non sapere tradurre. Un tale passaggio arriva, comunque, ad essere superato dai messaggi su larga scala che non richiedono nemmeno l’acquisizione di un codice scritto. Un tale discorso rappresenta il corrispettivo potenziato di una erudizione. Per questa, infatti, a essere ritenuti sono fatti stimati rappresentativi di una realtà non da indagare poiché non alcunché è stimato potere essere al di là di quanto meccanicamente immagazzinato. Viene, anche in questo caso, fatto proprio tutto quello che non è stato valutato. Ove infatti, non si risalisse ai termini della proposta, questi risulterebbero semplicemente assunti, producendo i propri deleteri effetti, non emergendo, infatti, nella loro provenienza e, dunque, nella loro delineazione così che una validità possa emergere fino ad ulteriore prova contraria. Emblematico al riguardo si configura un esempio rappresentato da un’autrice che presentando un suo romanzo ambientato in Germania la cui protagonista era una operaia italiana che veniva puntualmente rimproverata in modo pesante e con espressioni offensive da una che svolgeva mansioni di controllo trova ad un certo punto la forza per riscattarsi essendosi appropriata di una piccola parte di esso codice linguistico a lei non noto e che pertanto la faceva sentire ancorr più emarginata. Fatto è che dopo numerosi richiami uno le fu sbattuto addosso una mattina in cui arriva in ritardo al lavoro per essere scesa dall’autobus ed essere caduta su un mucchio di neve ed essendosi, così come dichiarato inzuppata d’acqua. Il pubblico a questo punto non può che stare dalla parte della “poverina” la quale in quelle condizioni doveva sentirsi dire ancora una volta, di portare avanti azioni poco simpatiche su una parte del corpo di quella che non ripeto e perché cito a memoria e per il fatto di aver trovato già a suo tempo volgare. Tanto non vuole rappresentare un perbenismo poiché quanto accade sia in quella che è ritenuta una natura che in una società deve essere, come tale, rilevato. Se una tale espressione non può che farci prendere le difese della offesa pure non si può non considerare che colei che rimproverava pure arrivava puntuale sul posto di lavoro. I numerosi ritardi della protagonista appaiono così risultare tralasciati. Proprio tali omissioni arrivano a dare la differenza tra una cultura critica, dalla filosofia e da una logica portata, e un bere a sazietà fino a diventare secchioni. Ai miei alunni tra gli argomenti di educazione civica è affrontato il ritardo. Ove non fosse possibile convenire all’orario stabilito a perdere una parte di lezione sarebbero gli alunni non presenti. Allora che il professore aspettasse a perderci sarebbero gli alunni puntuali in aula che vedrebbero dispiegare un tempo passato inutilmente. Ancora più emblematico il caso dei viaggi di istruzione. Alcuni alunni che procedessero puntualmente nei loro comodi avrebbero fatto alzare inutilmente tutti gli altri seduti negli autobus ad aspettare. Non si tratta di casi derivanti da forza maggiore e rappresentanti eventi eccezionali per i quali a valere è un discorso che tanto prende in considerazione poiché all’uomo non si richiede di essere una macchina o di potere comandare a tutte le circostanze ma solo di fare tutto quanto possibile considerando gli altri soggetti come o ancor più del proprio se stesso.     

Fare critica, dunque, non solo appare altrettanto importante che documentarsi ma addirittura risulta il lavoro primario da portare avanti. Nel caso in cui non si procedesse ad una individuazione valutata, si resterebbe sotto la notizia con il danno che deriva dalla produzione artefatta, soprattutto, per ottenere effetti o anche ove tanto non si desse i risultati si troverebbero a dipendere da proposte già all’origine non filtrate o di parte perché molto limitato risulta l’’angolo di osservazione benché per questo ad emergere siano quelle sfaccettature che spesso allettano perché si scopre di rientrare in un mondo al quale in precedenza non era stato dato spazio.


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