mercoledì 24 maggio 2017

SENSO COMUNE E SOGGETTO A PARTIRE DALLA CONOSCENZA COSI’ COME CONCEPITA DA ARISTOTELE

Per Aristotele la conoscenza muove dai cinque sensi ai quali aggiunge un senso comune. A questo attribuisce una funzione duplice: quella di rappresentarsi le sensazioni e la coscienza che, come sembrerebbe, pervenga a costituire il riferimento di queste. In caso diverso a mancare sarebbe proprio il soggetto. Chi percepisce? Come potrebbe una sensazione correlarsi alle altre e risultare organizzata in funzione di qualcosa? Quel sentire, che possiamo considerare comune, arriva a rappresentare esso esistente per il quale a essere poste in essere sono, in ultimo, le azioni. Si tratta dunque di riconoscersi come elemento incentrato su una unità. Proprio un tale riferimento arriva a rappresentare il termine in rapporto con gli altri fino ad essere riconosciuto in quel suo proporsi per l’organizzazione che arriva a essere reputata affidabile e sulla quale fondare le relazioni fino a costituire una dimensione per la quale una validità.  

Una tale condizione risulta ancora necessaria allora che al di là della sensazione percepita, ovvero in atto, si tratta di riconoscere quanto è stato e portato da una memoria, ancorché questa stessa possa configurarsi a propria volta come percezione. A mancare appare però ancora prorprio quel riferimento per il quale il tutto perviene a consapevolezza. Discorso questo che risulta più evidente allora che a risultare interessata sia l’intuizione. Allora che qualcosa venga recepito in un certo tempo e non in altro a restare è proprio essa facoltà che si riconosce non incentrata su un termine. È ancora essa a collegare gli elementi richiamati per porre in essere quanto non appare presentarsi semplicemente ma necessita di sforzo per essere portato alla luce. Perché tanto non è stato prima intuito? Aristotele a questo punto si vede costretto ad ammettere un intelletto attivo accanto a quello passivo non pervenendo ad attribuire potenzialità ad esso riferimento come facoltà. Rappresenta questo un problema dalla portata enorme. Si tratta, infatti, di ricondurre quanto non è ancora a quel soggetto pensante che però non dispone ancora degli elementi sui quali applicare esso pensiero. Solo in tali termini quanto considerato non in essere può essere riportato all’immanenza e però data da un soggetto e non da un essere che possa presentarsi di fronte. Su quello risulterebbe fondata ora essa realtà, fatto questo che rappresenterà una conquista dell’età moderna con la dimensione che arriverà a dispiegarsi su esso soggetto. Proprio la non risoluzione di quanto di fronte ritenuto reale e esso intelletto conduce a considerare una potenza e un atto. A non risultare spiegato è comunque il passaggio nell’atto stesso di esprimersi, fatto questo che rappresenterebbe un corrispettivo della problematica legata al concetto di causa.

Lezione del prof. Addona riportata da Francesco D'Andrea, I C.

Nessun commento:

Posta un commento