lunedì 27 marzo 2017

IL SILLOGISMO COME FORMA LOGICA PERFETTA
Una volta stabilite queste precisazioni, possiamo dire ormai attraverso quali elementi, in quali occasioni ed in qual modo si produca ogni sillogismo; in seguito si dovrà parlare della dimostrazione. Occorre invero trattenere del sillogismo prima che della dimostrazione, poiché il sillogismo ha un grado maggiore di universalità la dimostrazione può essere relativa solo agli angoli interni di un triangolo, invece il sillogismo vale quasi per tutto. La dimostrazione è infatti un particolare sillogismo, mentre non tutti i sillogismi sono dimostrazioni perché alcune volte si esce dal discorso e Aristotele l’aveva ben capito.

Orbene, quando tre termini stanno tra di essi in rapporti tali, che il minore sia contenuto nella totalità del medio, ed il medio sia contenuto, o non sia contenuto, nella totalità del primo il medio sia contiene sia è contenuto, è necessario che tra li estremi sussista un sillogismo perfetto. Da un lato, chiamo “medio” il termine che tanto è contenuto esso stesso in un altro termine, quanto contiene in sé un altro termine, e che si presenta come medio anche per la posizione; d’altro lato, chiamo “estremi” sia il termine che è contenuto esso stesso in un altro termine, sia il termine in cui un altro termine è contenuto.
                                                                                                  


    A       B

B       C

A       C

In effetti, se A si predica di ogni B, e se B si predica di ogni C, è necessario che A venga predicato di ogni C. già prima infatti si è detto in che modo intendiamo il venir predicato di ogni oggetto.
Similmente poi, se A non si predica di nessun B, e se B si predica di ogni C, A non apparterrà a nessun C ragionamento scontato dato che viene messo fuori. Se il primo termine si predica del secondo, ma il terzo non è contenuto nel secondo, allora il terzo non sarà contenuto nel primo. Per contro, se il primo termine appartiene ad ogni oggetto che può essere indicato dal termine medio, e se il medio non appartiene a nessuno degli oggetti che possono venir indicati dal termine minore, tra gli estremi non sussisterà sillogismo, poiché non risulta nulla di necessario per il fatto che si diano queste premesse se non si introduce che Socrate è uomo, è chiaro che non si avranno conseguenze. In effetti, può accadere che il primo termine appartenga ad ogni oggetto ed a nessun oggetto, tra quelli che possono venir indicati dal termine minore ragiona sia in positivo che in negativo, cosicché non diventa necessaria né una conclusione particolare, né conclusione universale. Non sussistendo così alcuna conclusione necessaria, attraverso queste premesse non si darà sillogismo non ci sarà sillogismo se non ci saranno queste condizioni.
Se poi in una premessa un termine si congiunge in forma universale con l’altro, e nella seconda premessa un termine si congiunge in forma particolare con l’altro, è necessario che il sillogismo risulti perfetto, quando la premessa universale, sia affermativa che negativa, comprende l’estremo maggiore, mentre la premessa particolare, che sia affermativa, comprende l’estremo minore, ed è invece impossibile che si dia sillogismo quando la premessa universale comprende l’estremo minore, oppure i termini si comportano in qualsiasi altro modo. Chiamo “estremo maggiore” il termine in cui è contenuto il medio, ed “estremo minore” il termine che è subordinato al medio. Supponiamo infatti che A appartenga ad ogni B, e che B appartenga a qualche C. in tal caso, se il venir predicato di ogni oggetto consiste in ciò che si è detto da principio, è necessario che A appartenga a qualche C. Inoltre, se A non appartiene a nessun B, e se B appartiene a qualche C, è necessario che A non appartenga a qualche C; si è pure definito, infatti, in qual senso intendiamo l’espressione “venir predicato di nessun oggetto”. Di conseguenza, vi sarà sillogismo perfetto.

(Aristotele, Analitici primi, I, 25b-26a, trad. it, di G. Colli, in Opere, cit., vol. 1, pp. 90-92)

Francesco D’Andrea, I C.

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