lunedì 27 marzo 2017

INDUZIONE E DEDUZIONE. INTUIZIONE E DIMOSTRAZIONE

Ogni dottrina ed ogni apprendimento, che siano fondati sul pensiero discorsivo si sviluppano da una conoscenza preesistente. [Si tratta, infatti, di procedere dal noto così che possano emergere elementi non al momento espliciti e che quindi arrivano a essere conosciuti. Questi non derivano comunque da altro che da ciò da cui si muove. Se con la dimostrazione si pongono in essere alcuni passaggi, pure questi non risultano estranei all’intuizione, la quale, infatti ciascuna volta coglie le relazioni e allora che tanto non accada quella si rifà al precedente che arriva a fare da garanzia ovvero da base,] Ciò risulta chiaro, quando si considerino tutte le dottrine e le discipline: in realtà, alle scienze matematiche ci si accosta in questo modo, e lo stesso avviene riguardo a ciascuna delle altre arti. [Diverso il discorso che riguarda l’intuizione. Per questa arrivano ad essere colti immediatamente i termini e nelle loro relazioni. Per quanto concerne l’induzione si tratta di quel processo per il quale si va a costruire il generale sommando i particolari. Con una tale operazione non si perviene ad una universalità e quindi ad una necessità allora he da un tale apparato di “deduca” il particolare.] […]

D’altro lato, noi pensiamo di conoscere un singolo oggetto assolutamente – non già in modo sofistico, cioè accidentale – non per l’aspetto, ma proprio conoscendolo quando riteniamo di conoscere la causa in virtù della quale l’oggetto è, sapendo che essa è causa di quell’oggetto [Aristotele sembra abbandonare il percorso per il quale un qualcosa arriva a essere ritenuto in termini generali per volgersi all’oggetto considerato nel suo essere ovvero al di là dei vari aspetti o accidenti]

[…] ora però chiamiamo sapere il conoscere mediante dimostrazione solo chi sa dimostrare quello che dice, sa. Per dimostrazione, d’altra parte, intendo il sillogismo scientifico, e scientifico chiamo poi il sillogismo in virtù del quale, per il fatto di possederlo, noi sappiamo. Se il sapere è dunque tale, quale abbiamo stabilito, sarà pure necessario che la scienza dimostrativa si costituisca sulla base di premesse vere, prime, immediate, più note della conclusione [il discorso infatti resta incentrato sulle condizioni con i passaggi che, a propria volta, non debbono contenere errori poiché, ove presenti, questi si riversano sulle conclusioni] […] In realtà, un sillogismo potrà sussistere anche senza tali premesse vere, [ma da una dimostrazione su tanto incentrata non potrebbe che emergere il falso ovvero quanto derivante da siffatte premesse].

 Aristotele, Analitici secondi, I, 71a-b, trad. it. Di G. Colli, in Opere, cit., vol. 1, pp. 259, 261-263

Articolo scritto da Francesco D’Andrea, I C. da una lezione del prof. Addona.

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