lunedì 27 marzo 2017

L’azione del motore immobile
[…] esiste, quindi, qualcosa che è sempre mosso secondo un moto incessante - dato per scontato che ha trovato che il movimento esiste sempre, noi troviamo un qualcosa che è continuamente mossa, - e questo moto è la conversione circolare - Aristotele è convinto che il moto per eccellenza sia quello circolare, perché continua tornando sempre al punto di partenza e non va all’infinito - (e ciò risulta con evidenza non solo in virtù di un ragionamento - con il ragionamento coglie che, se il moto non è circolare, è rettilineo e quindi va all’infinito, ma l’infinito Aristotele non lo può ammettere perché deve trovare un principio, - ma in base ai fatti - fatti osservati? -), e di conseguenza si deve ammettere l’eternità del primo cielo e - ammette quindi che, siccome gli astri girano in modo circolare, il moto circolare è eterno dato che gli astri sono eterni. Qui però dice sciocchezze perché applica le proprie considerazioni del pensiero a una fisica che non risulta corrispettiva ai fatti, ma più al proprio pensiero. - Ed esiste, pertanto, anche qualcosa che provoca il moto del primo cielo dato per scontato che il moto c’è, deve ammettere una causa e questa provoca il moto del primo cielo, e probabilmente anche di tutti gli altri. Ma poiché ciò che subisce e provoca il movimento è un intermedio, c’è un qualcosa che provoca il movimento senza essere mosso, un qualcosa di eterno che è, insieme, sostanza e atto perché? Se fosse potenza ammetterebbe movimento ad essere, quindi non possiamo ammettere movimento in potenza perché arriverebbe all’infinito e per questo lo mette in atto.
Un movimento di tal genere [il movimento del primo cielo] è provocato sia da ciò che è oggetto di desiderio sia da ciò che è oggetto di pensiero siccome è atto, non può desiderare qualcosa di concreto e qui Aristotele è convinto che si tratti di un atto puro senza materia. Perché questo movimento deve attrarre e non può muovere? Dovrebbe compiere un lavoro, invece lui, essendo perfetto in sé, lo attrae. Ma questi due oggetti, se vengono intesi nella loro accezione più elevata, sono tra loro identici perché tu desideri ciò che pensi e pensi ciò che è effettivo. Infatti, è oggetto del nostro desiderio il bello del suo manifestarsi quando si manifesta lo consideriamo perché vogliamo unirci, mentre è oggetto principale della nostra volontà il bello nella sua autenticità quando lo riconosciamo come autentico e migliore di tutti. Passaggio logico; ed è più esatto ritenere che noi desideriamo una cosa perché ci si mostra bella, anziché ritenere che essa ci sembri bella per il solo fatto che noi la desideriamo ma è possibile che in tanti secoli ancora non si sia capito?: principio è, infatti, il pensiero.
(Metafisica, XII, 7, 1072°, in op. cit, pp. 354-355).

Francesco D’Andrea, I C.

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